Evacuazione degli ascensori in caso di incendio e terremoto

Le normative del caso

Quando si parla di evacuazione degli edifici in caso di emergenza, il tema si fa molto rilevante soprattutto quando si pensa alle persone con mobilità limitata a causa dell’età o di altri fattori. L’impossibilità di utilizzare le scale in caso di necessità è evidente, e nemmeno la presenza di ascensori accessibili, e cioè che rispondano ai requisiti di dimensioni minime della cabina e delle porte d’accesso secondo la norma UNI EN 81-70, risulta risolutiva in caso di incendio o terremoto. Come indicato da cartelli appositamente esposti, infatti, questa tipologia di impianti non può essere utilizzata in situazioni di emergenza.

Evacuazione degli ascensori in caso di incendio e terremoto

Evacuazione degli edifici in caso di terremoto o incendio: l’ascensore negli edifici residenziali e negli uffici di altezza non elevata

Negli edifici residenziali o in uffici di altezza non elevata, l’ascensore non ha alcuna caratteristica per essere usato né durante un incendio, né in altro caso di emergenza, quale un terremoto. Tutti gli ascensori installati dal 2005 dovrebbero rispondere alle specifiche della UNI EN 81-73 “Comportamento degli ascensori in caso di incendio”, pubblicata di recente nella nuova edizione del 2020. Poco conosciuta e spesso confusa con la UNI EN 81-72 che tratta degli ascensori per pompieri. questa norma prevede che gli impianti, quanto meno quelli con porte automatiche, siano dotati di un dispositivo di richiamo per cui, in caso di incendio, essi devono mettere in atto una certa procedura. Nel momento in cui viene attivato il dispositivo di richiamo, nel caso che la cabina sia ferma ad un piano, con o senza persone all’interno, essa si porta subito al piano sicuro dal quale si possa uscire dall’edificio nel modo più diretto possibile, apre le porte e va fuori servizio senza obbedire più a comandi sia dall’interno che dall’esterno della cabina. L’apertura delle porte è necessaria perché in questo modo un soccorritore può constatare che non c’è nessuno in cabina. Nel caso che, al momento del recepimento del segnale, la cabina sia in movimento, con o senza persone all’interno, questa, anziché andare al piano designato, andrà e si fermerà al piano in quel momento più vicino se il suo senso di marcia è quello opposto al piano sicuro, senza aprire le porte, ripartendo poi verso il piano sicuro. Se è già in movimento verso di esso, proseguirà senza fermarsi anche se vi fossero chiamate interne o esterne verso altri piani. A quel punto le porte si apriranno e l’impianto andrà fuori servizio. Anche la norma UNI EN 81-77, che tratta degli ascensori in zone sismiche, presenta una filosofia molto simile. Una manovra piuttosto semplice, dunque, che però necessita di una condizione che non sempre si verifica: l’edificio in questione dovrebbe essere provvisto di un sistema di rilevazione di incendio o, quanto meno, di un interruttore al suo ingresso che consenta a un portinaio, per esempio, di inizializzare la procedura in caso di necessità. In assenza di questo genere di segnale, infatti, l’ascensore non può sapere che c’è un incendio, continuando a comportarsi in modo normale. Come si sarà capito, la norma di fatto non prevede l’utilizzo dell’ascensore per l’evacuazione dell’edificio ma un semplice ritorno al piano sicuro per poter permettere una eventuale evacuazione. La ragione sta nel fatto che l’uso di un normale ascensore non è affatto sicuro durante un’emergenza: anzitutto potrebbe venire a mancare l’alimentazione, per cui le persone eventualmente in cabina resterebbero intrappolate, il che, in queste condizioni, sarebbe un grave rischio. Inoltre, il sistema di manovra potrebbe essere danneggiato, dando così lo stesso risultato.

Evacuazione degli edifici in caso di terremoto o incendio: l’ascensore negli edifici di altezza più elevata

Nel caso di edifici con altezze più elevate intervengono invece le norme dei vigili del fuoco che possono prevedere l’installazione di porte tagliafuoco per gli ascensori. Qui lo scopo non è tanto quello di proteggere le persone in cabina, quanto più di impedire il propagarsi dell’incendio da un piano all’altro dell’edificio attraverso il vano ascensore stesso. Chiaramente chi è nel vano è un po’ più protetto in questo modo. Tuttavia, poiché l’impianto potrebbe bloccarsi facilmente, sarebbe in ogni caso vivamente sconsigliabile restare intrappolati nella cabina visto che l’isolamento dato dalle porte tagliafuoco di piano alla lunga non risolve. In alcune situazioni si possono incontrare soluzioni assolutamente migliori, come la presenza, nell’edificio, di spazi di rifugio di area sufficiente di fronte alle porte dell’ascensore, spazi sicuri per un certo tempo perché separati dal resto dell’edificio tramite porte tagliafuoco. In questo contesto è meno facile che l’ascensore si blocchi, essendo probabilmente più lontano dalla fonte dell’incendio, ma soprattutto di solito questa soluzione si accompagna al fatto che l’ascensore abbia caratteristiche particolari, e cioè che sia destinato all’uso dei pompieri, secondo la norma UNI EN 81-72. Questi impianti hanno infatti una alimentazione ausiliaria, nel caso dovesse venire a mancare la primaria, e sono progettati per essere utilizzati dai vigili del fuoco, per spegnere l’incendio e per imbarcare passeggeri a mobilità ridotta in cabina e portarli in salvo. Questo è un tipo di ascensore che non troviamo solitamente in normali edifici, ma in ospedali, case di riposo e simili, o in qualche caso in edifici molto elevati.

Evacuazione degli edifici in caso di terremoto o incendio: l’ascensore e l’evacuazione delle persone disabili

Nel 2013, è stata pubblicata la norma UNI EN 81-76 “Uso degli ascensori per l’evacuazione delle persone disabili”, attualmente in revisione. Un tipo di impianto questo che è di rarissima installazione in Italia e comunque di reale di utilità solo se nell’edificio esiste, ad esempio, un portinaio istruito in grado di manovrare l’impianto in caso di emergenza. La norma vede la gestione dell’ascensore in modo opposto alla EN 81-73. Nel primo caso infatti dicevamo che l’ascensore deve andare fuori servizio appena può, nel caso della EN 81-76, invece, dovrebbe cercare di restare in funzione fino a che l’evacuazione non è terminata. Questo solo nel caso d’incendio, perché nella norma è scritto che essa non si applica al caso di terremoto. Poiché le responsabilità e i rischi di chi governasse il movimento della cabina in queste circostanze sono molto alte, la revisione in corso prevede altre due possibilità:
  1. comando da remoto: un operatore a distanza che grazie a telecamere e contatto vocale può capire la situazione senza correre rischi in proprio, e può anche manovrare la cabina, premesso che il sistema di comando sia stato reso sicuro rispetto ad interferenze esterne (cybersecurity).
  2. manovra automatica che faccia viaggiare la cabina fermandosi a tutti i piani i cui sensori di fumo/temperatura (che si prevedono esistenti) indichino il rischio, invitando le persone presenti a quei piani ad entrare in cabina per farsi portare al piano sicuro.

Evacuazione degli edifici in caso di terremoto o incendio: la sicurezza prima di tutto

In caso di incendio, esplosione o terremoto l’ascensore, essendo un sistema elettromeccanico, può purtroppo essere danneggiato e il suo funzionamento in sicurezza impedito. Con o senza porte tagliafuoco, con o senza alimentazione elettrica ausiliaria, con o senza assistenza sul posto o da remoto, questa situazione fa sì che il suo uso non possa essere intrinsecamente sicuro. L’evacuazione delle persone a mobilità limitata resta dunque un grande punto interrogativo, e gli edifici elevati, laddove le scale non possano essere considerate un mezzo sicuro, restano critici da questo punto di vista. Tanti punti sui quali riflettere e dai quali partire per portare avanti l’innovaizone nel campo degli ascensori, con un ochhio di riguardo per la sicurezza, a tutti i livelli. fonte: anacam

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