Ascensori nel cinema e nella letteratura: simboli di ascesa e discesa
Un viaggio tra i piani dell’immaginazione: gli ascensori come metafora narrativa nelle opere d’arte visiva e scritta
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Gli ascensori, oltre alla loro funzione pratica di trasporto verticale, sono da sempre strumenti narrativi ricchi di significato. Nella letteratura e nel cinema, spesso simboleggiano l’ascesa e la caduta, tanto fisica quanto simbolica. Attraverso scene emblematiche o capitoli cruciali, l’ascensore diventa un vero e proprio luogo di passaggio, di introspezione o di conflitto. In questo articolo esploriamo alcune delle rappresentazioni più emblematiche degli ascensori in film e libri, per comprendere come siano diventati parte dell’immaginario collettivo.

Il significato simbolico dell’ascensore
L’ascensore è molto più di un semplice mezzo di trasporto: rappresenta una connessione tra mondi, livelli sociali o stati interiori. Salire equivale a progredire, migliorarsi, raggiungere obiettivi più alti. Scendere, al contrario, può simboleggiare un ritorno alle origini, una caduta morale o un’esplorazione del subconscio.
In molti racconti e film, la cabina dell’ascensore si trasforma in un luogo sospeso, fuori dal tempo. Uno spazio chiuso dove si sviluppano dialoghi intensi, si prendono decisioni cruciali o si scoprono verità nascoste. È proprio questa “neutralità” dello spazio che lo rende perfetto per la narrazione.
Ascensori nel cinema: tensione, introspezione e destino
Il grande schermo ha spesso sfruttato l’ascensore per creare momenti di suspense o di svolta narrativa. Basti pensare alla celebre scena di “Drive” di Nicolas Winding Refn, dove un ascensore si trasforma in teatro di un’esplosione emotiva e violenta. O ancora a “The Shining” di Stanley Kubrick, in cui l’ascensore diventa veicolo di una visione terrificante.
Nel film “Il diavolo veste Prada”, l’ascensore è luogo di confronto silenzioso tra la protagonista e il potere incarnato dalla direttrice di moda. In “Inception”, l’ascensore è un elemento architettonico fondamentale, simbolo della discesa nei livelli del sogno.
Le scene ambientate in ascensore sono spesso cariche di significato perché costringono i personaggi a confrontarsi tra loro, privi di via di fuga. L’ascensore diventa così un luogo narrativo intenso e concentrato.
Ascensori nella letteratura: da Kafka a Murakami
Anche la letteratura ha saputo utilizzare l’ascensore come potente strumento metaforico. In “L’uomo senza qualità” di Musil, il movimento verticale rappresenta l’ascensione verso l’autoconsapevolezza. In molte opere di Haruki Murakami, i protagonisti salgono o scendono in ascensore verso mondi paralleli, come se il semplice gesto di premere un pulsante potesse innescare un viaggio esistenziale.In Kafka, la struttura architettonica degli edifici e l’impossibilità di raggiungere determinati piani rappresentano l’incomunicabilità e l’alienazione dell’individuo. L’ascensore, quando presente, è uno strumento che separa e collega al tempo stesso, amplificando il senso di spaesamento.
Perché l’ascensore funziona così bene come strumento narrativo?
La risposta sta nella sua semplicità. L’ascensore è una struttura nota a tutti, ma il suo spazio ristretto, chiuso e privo di controllo attivo da parte dell’utente crea una condizione psicologica particolare. È un luogo dove le emozioni si intensificano, dove il tempo sembra dilatarsi. Questo lo rende perfetto per generare tensione, introspezione o rivelazioni improvvise.
Inoltre, l’ascensore è metafora perfetta della condizione umana: spesso ci troviamo in una cabina che sale o scende, senza sapere esattamente cosa ci aspetta al piano successivo. Un simbolismo che continua a ispirare scrittori e registi.
Ascensori nel cinema e nella letteratura: il trasporto verticale si fa luogo dell’anima
Gli ascensori, nel cinema e nella letteratura, hanno assunto ruoli ben più profondi del semplice trasporto verticale. Sono diventati luoghi dell’anima, snodi narrativi dove tutto può accadere. La loro presenza è spesso legata a momenti chiave delle storie, rendendoli potenti strumenti simbolici. La prossima volta che entreremo in un ascensore, potremmo chiederci: stiamo davvero solo cambiando piano, o stiamo scendendo più in profondità dentro noi stessi?